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Compiègne1Siamo nel 1918, l’11 di novembre ed alle ore 5 e 15 del mattino, l’Impero germanico rappresentato dal Segretario di Stato Matthias Erzberger, dal Conte Alfred von Oberndorff del ministero degli Esteri, dal Generale Detlof von Winterfeld dell’esercito imperiale e dal Capitano Ernst Vanselow, della marina imperiale, siglò il trattato di resa che sancì la fine della Prima Guerra Mondiale, consegnandolo nelle mani del  Maresciallo Ferdinand Foch per la Francia, dell’Ammiraglio Rosslyn Wemyss per la Gran Bretagna e dell’Ammiraglio Hope e Capitano di Marina Mariott per gli Stati Uniti d'America. Ciò avvenne in un vagone ferroviario, nella fattispecie in uno dei vagoni ferroviari che facevano parte del treno con il quale si spostava il comando francese, con precisione il vagone ristorante 2419D. La località fu scelta in quanto ottimale per la riservatezza e la tranquillità. Venne attrezzata all’inizio della foresta di Compiègne adattando una corta linea di binari che erano stati installati dai francesi durante il conflitto per muovere un grosso cannone con il quale colpivano le linee tedesche, situate a non più di 12 chilometri di distanza. Il trattato di resa fu il prologo del successivo Trattato di Versailles che si tenne il 28 giugno 1919, trattato che ratificò e completò le condizioni di fine della guerra venendo firmato da ben 44 stati. Le condizioni di quell’armistizio furono molto dure, essenzialmente improntate al fatto che i tedeschi ne uscissero talmente indeboliti da poter così garantire per lungo tempo che  non avrebbero intrapreso altre guerre per mancanza di fondi ed attrezzature: tra le altre condizioni indicanti i nuovi confini vi era infatti la consegna alle forze alleate di 5.000 cannoni, 25.000 mitragliatrici, 3.000 mortai e 1.400 aeroplani, la consegna di tutte le navi da guerra e la consegna, a titolo di riparazione, di 5.000 locomotive e 150.000 vagoni.

Compiègne2

Compiègne3Siamo nel 1940, il 22 di giugno ed alle ore 18,50 la delegazione francese, comandata dal Generale Charles Huntziger firmò e consegnò, in quello stesso vagone, in quello stesso luogo, nelle mani dei tedeschi, un trattato di resa a nome del Maresciallo Pétain e del cosiddetto regime collaborazionista di Vichy. Ovviamente il significato simbolico per i tedeschi era enorme e la macchina propagandistica nazista enfatizzò enormemente l’avvenimento che venne accolto in Germania come una sorta di riconoscimento divino. Hitler stesso, giunto sul luogo per l’evento, così come aveva nel 1918 fatto in segno di aperto disprezzo il Maresciallo Foch per i francesi, dopo la lettura di poche frasi del testo dell’armistizio, uscì dal vagone lasciando l’incombenza di firmare ad un suo subalterno, il Feldmaresciallo Wilhelm Keitel (tra l’altro veterano della prima guerra mondiale). Le condizioni erano dure tanto quanto quelle che i francesi avevano imposto nel 1918: al nuovo governo Francese veniva lasciata in gestione una porzione del centro sud della Francia che permettesse ai tedeschi, al nord ed all’ovest, il pieno e tranquillo accesso ai porti ed il proseguimento della guerra contro l’Inghilterra; i costi dell’occupazione tedesca sarebbero stati pagati dalla Francia nella misura di circa 400 milioni di  franchi al giorno, tutte le navi e gli armamenti dovevano essere consegnati alla Wermacht e tutti i prigionieri fatti dai tedeschi sarebbero rimasti a loro disposizione fino alla fine della guerra con l’Inghilterra.

Queste le frasi iniziali che vennero lette allorché i tedeschi nel vagone illustrarono ai francesi i termini dell’accordo:

“…Nel novembre del 1918 le forze armate tedesche hanno deposto le armi confidando nelle assicurazioni date al Reich tedesco dal presidente americano Wilson e confermate dagli alleati. Si concludeva in tal modo una guerra che il popolo tedesco e il suo governo non avevano voluto ….[…]. Cominciò così l’11 novembre 1918 in questo stesso treno il calvario del popolo tedesco. Ebbero così inizio da qui tutto il disonore e l’umiliazione, le sofferenze umane e materiali che potevano essere inflitte a un popolo. Violazione della parola e spergiuro congiurarono contro un popolo che dopo un’eroica resistenza durata oltre quattro anni aveva ceduto solo all’unica debolezza di prestar fede alle promesse di uomini di Stato democratici. Il 3 settembre 1939 - a venticinque anni dallo scoppio della guerra mondiale - Inghilterra e Francia senza motivo alcuno hanno nuovamente dichiarato guerra alla Germania. Ora è venuta la decisione delle armi, la Francia è vinta, il governo francese ha pregato il governo del Reich di rendergli note le condizioni tedesche per un armistizio. Il fatto che per ricevere queste condizioni sia stata scelta la storica foresta di Compiègne si deve alla volontà di estinguere una volta per sempre, con questo atto di giustizia riparatrice, un ricordo che per la Francia non è certo una pagina di gloria della sua storia e che dal popolo tedesco fu avvertito come l’onta più profonda di tutti i tempi. […] Scopo delle richieste è: 1. impedire una ripresa della lotta; 2. offrire alla Germania tutte le garanzie per la continuazione della guerra contro l’Inghilterra alla quale essa è costretta; 3. creare le premesse per la formazione di una nuova pace, il cui contenuto essenziale sarà la riparazione dell’ingiustizia arrecata con la forza al Reich tedesco….”. (stralcio della traduzione riportata su Wikipedia)

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Dopo questo secondo armistizio la carrozza ferroviaria fu portata a Berlino ed esposta come un trofeo ai berlinesi; durante la guerra se ne persero poi le tracce, probabilmente finì distrutta da un bombardamento. Dopo la seconda guerra mondiale il luogo degli storici armistizi è stato ricostruito dai francesi e, ovviamente, tutto è stato riposizionato così come era nell’allestimento del 1918. E’ presente nel luogo dove era inizialmente conservata, una vettura ferroviaria, appartenente ad una serie molto simile a quella ove si svolsero gli eventi. Un falso, lì messo a fin di bene se vogliamo, laddove certi simboli talvolta potrebbero servire a riflettere più che a ricordare con toni anche troppo retorici le presunte vittorie del passato, soffermandosi invece sul fatto che certe vittorie tali non sono, ma solo inizio e fine di periodi di tregua. 

 


Tag(s) : #Ieri accadde: il fatto della settimana
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