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Una storia avvincente che avrebbe potuto godere della preziosa eredità lasciata dal precedente “Il Codice da vinci”; un successo in parte vanificato da errori banali e da inesattezze non ammissibili da parte di una Columbia Pictures e di una Sony Pictures Entertainement che, normalmente, si posizionano al top per la qualità delle loro produzioni.

La vicenda e gli interpreti

La vicenda è quella dell’omonimo romanzo di Dan Brown. Primo mistero per Robert Langdom, al secolo Tom Hanks, che si produce in un’altra delle sue impeccabili e meticolose interpretazioni. La vicenda si svolge intorno alla minaccia di un vendicativo psicopatico che, predisponendo la distruzione del Vaticano, intende far pagare alla Chiesa i misfatti compiuti in secoli di incontrollato potere. Al fianco di Hanks un ottimo Ewan McGregor ed Aylet Zurer che, nei panni di Vittoria Vetra, ci propone il suo primo ruolo di un certo rilievo.

Anche questa volta si tratta di interpretare un simbolo e lungo la strada che porterà a rivelarne il significato, la vicenda ci porta a fare un turistico quanto affascinante giro per Roma, rivelandone angoli talvolta dimenticati ma, ahimé, mostrando anche tante riprese e dialoghi montati senza una accurata verifica e tali da marchiare con il timbro della fretta un film che invece, anche per lo sforzo tecnologico messo in scena (basti pensare alla parziale ricostruzione di San Pietro) poteva presentarsi di gran qualità.

I limiti del film

Non si venga tacciati di “esagerato campanilismo” nel mettere in evidenza una serie di elementi che hanno disturbato e rovinato la qualità del lavoro, ma in particolare in relazione a Galileo, più volte citato nel film, le inesattezze in merito a sue affermazioni e pubblicazioni sono eclatanti. Prima tra tutte l’affermazione secondo la quale Galileo sosteneva la tesi delle orbite ellittiche dei pianeti. Galileo era un fervido sostenitore della teoria aristotelica secondo la quale le orbite erano circolari. Inoltre viene a lui attribuita la pubblicazione di un volume intitolato “Diagramma veritatis”, volume che in realtà esiste con il nome di “Sidereus Nuncius” ma al quale, per mal giustificabili necessità filmiche, è stato cambiato artatamente il titolo. La setta degli Illuminati, cui fa capo la trama terroristica, non ha mai avuto una sede a Roma ed inoltre è ben successiva all’epoca galileiana. A queste ed altre inesattezze storiche si aggiungono gli errori di ripresa come ad esempio rilevabili in Piazza del Popolo o in Piazza Navona. In sintesi una lunga serie di approssimazioni che, pur non togliendo nulla alla dinamica ed alla tensione che emanano dalla vicenda, ne ridimensionano la credibilità, unitamente a quella dell’autore del romanzo che ci si augura abbia compreso la lezione ne “Il simbolo perduto”, terzo capitolo della saga del prof. Langdom e prossimamente film.

screenshot del film "Angeli e Demoni"
Tag(s) : #Cinema e Documentari
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